Abakainon, la città perduta - TRIPI -


La necropoli di Abakainos è una città pre-ellenica, storicamente importante e potente, come testimoniato dal ritrovamento di monete di fattura locale, successivamente passata sotto il dominio greco e poi di quello romano, con il nome di Abacena. Purtroppo all'arrivo dei turchi fu completamente distrutta....da qui il detto popolare MAMMA LI TURCHI.


a Tripi un comune di circa mille anime dell’entroterra tirrenico, si trovano le rovine di un’antica città fondata dai Siculi indoeuropei, forse già nel 1100 a.C., che prosperò con i greci per scomparire definitivamente nella tarda antichità. 
A poca distanza dall’attuale centro abitato di Tripi, forse l’araba Brbls come la indicò Idrisi, geografo di Re Ruggero, in contrada Cardusa è stata portata alla luce una parte della necropoli che per la bellezza e la finezza architettonica dei monumenti funebri sormontati da una stele “Epitymbion” di forma rettangolare (segnacoli tombali, in pietra arenaria, posizionati sopra le sepolture) e per la preziosità dei reperti rinvenuti nelle tombe, è stata definita dagli archeologi come il luogo di sepoltura riservato agli antichi cittadini più facoltosi della città.

 E sì, perché Abacaenum, citata da autori antichi e moderni quali, Diodoro Siculo, Appiano Alessandrino, Tommaso Fazzello, Philipp Cluver e tanti altri, era un centro florido con emissioni di proprie monete, oggi esposte nei maggiori musei del mondo.
 In un signorile palazzo patrizio di fine ottocento, è stato appena inaugurato il museo che racchiude gli oggetti trovati ad ABACAENUM:
si trovano gli oggetti destinati a corredo funerario del defunto, vasi funerari litici e in bronzo, vasellame, monili e gioielli, a testimonianza di una cultura ellenistica con una significativa prevalenza dorica. 
Nelle sale del museo, non si può che rimanere appagati nell’ammirare i monili d’oro, tra i quali spicca una corona di mirto, vari anelli e una catenella, un bel Cratere cinerario “a volute” a vernice nera, vari unguentari o balsamari, alcuni Lebes Gamikos a vernice nera, un recipiente di forma chiusa, caratterizzato da due anse verticali, sormontanti l’orlo, fornito di coperchio: connesso alle cerimonie del gamos, da cui l’indicazione nel nome, era destinato a contenere acqua lustrale durante i riti di preparazione alle nozze.  Ben curata l’informazione sui reperti esposti mediante un sistema multimediale ideato appositamente per il Museo di Tripi, costituito da singoli schermi touchscreen, posizionati davanti alle teche, che sono in grado di guidare con semplicità e chiarezza.

Gli abitanti di Abakainon utilizzavano sia l’inumazione che l’incinerazione. Il corpo o l’urna veniva riposto nella tomba scavata nella terra e, in alcuni casi, la fossa era delimitata da lastroni di pietra. Questa veniva sigillata generalmente da dei grossi blocchi di pietra sui quali andava posizionato un blocco o dado di pietra più piccolo, porta stele a decorazioni modanate, dove a sua volta si innestava la stele litica vera e propria. Sul blocco porta-stele si possono tutt’ora leggere i nomi dei defunti seguiti spesso da una frase che poteva indicare il mestiere o la gens d’appartenenza o anche un soprannome.  Ritornando

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